Le Piene del Po

Con i suoi 652Km è il fiume Italiano più lungo e quello con la portata maggiore, sia alla foce che all’orine. A livello Europeo è il settimo, dopo il Volga (3.531Km), Danubio (2.860Km), Ural (2.428), Dnepr (2.201Km), Reno (1.326Km), Ròdano (812Km).

Non è certo un fiume tranquillo, ha una portata importante e ha parecchi affluenti, fino a qualche secolo fa era navigabile in un solo senso, quello che molti non sanno è che durante i secoli la sua esuberanza ha causato morti, danni incalcolabili e ha addirittura modificato per sempre alcune parti del territorio nonché il suo stesso corso, nello stesso tempo è stato fonte di fertilità e ricchezza per tutto il territorio in cui scorre, ma a volte il prezzo da pagare è salato.

Ecco una lista di Piene e straripamenti redatta attraverso lo studio accuratissimo di Monsignor Anselmo Mori del 1938 che grazie a Giovanni Stelliti, che ne ha curato una riedizione, ho potuto riesaminare recentemente.

La lista non è terminata, mancano le piene dal 1917 che verranno inserite tra qualche giorno.

Ecco, in ordine cronologico, le piene del Po e dove ha straripato:

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204 AC
Tito Livio dice avvenuta in quest’anno una grande inondazione dei nostri fiumi, e asserisce che il Mincio ebbe sanguigne le sue acque, e parla di una fata morgana vedutasi in Adria.
180 AC
Il medesimo storico ci narra che in detto anno «multa millia hominum, intumescente Pado, et Stagno Argentino obruta.» (Galba et M. Scauro Coss).

Flotta di migliaia di uomini, il Pado si gonfia, e lo Stagno Argentino è distrutto.

44 AC
Tito Livio accenna ad una nuova inondazione del Po: «Padus inundavit et refluens ingentem viperarum vim reliquit». (La palude si allagò e lasciò dietro di sé un’enorme forza di vipere)

Virgilio nel primo delle Georgiche para delle sventure accadute alla morte di Cesare, avvenuta in quest’anno, e tra l’altro delle inondazioni del Po, dicendo: Proluit insano contorcens vortice sylvas Fluviorum rex Heridanus, camposque per omnes Cum stabulis armenta tulit. (Heridanus, re dei Fiumi, balzò in un folle turbine attraverso le foreste dei Fiumi, e attraverso tutte le pianure con le stalle prese le mandrie)

39-65 AC
Lucano dice che a’ suoi tempi il Po faceva inondazioni, colmate e salti, mediante i quali, allorché le corrosioni ne hanno reso il corso troppo tortuoso, egli stesso lo abbrevia, squarciando le proprie alluvioni: Sic pleno Padus ore tumens saper aggere tutas Excussit ripas et totos concutit agros. (Così, gonfiandosi alla piena foce della Palude, scosse le rive sicure e scosse i campi interi.)
349
I nostri fiumi, compreso il Po, sono rigonfi d’acqua e Modena è seriamente minacciata. Fu salva però, come si credette dai fedeli, per intercessione di San Geminiano.

520

Nel settembre di quest’anno si ebbero venti giorni continui di pioggia, che causarono inondazioni con strage di nomini e di animali, per parte de’ fiumi sì d’Italia che di Francia (Toaldo, «Saggio meteorologico», Tip. del Seminario).
590
Il Toaldo segnala avvenuto in quest’anno un vero diluvio di acqua in Lombardia.
602
Al dire di Giovanni Battista Aleotti avvenne una grande piena in quest’anno, e l’Arcivescovo di Ravenna, volendo difendere quella Città dalle armi imperiali, fece tagliare l’argine del Po dirimpetto ad un piccolo canale, la Fossa grande, che dall’impeto delle acque fu talmente allargato e profondato che mai più poté rinserrarsi con danno irreparabile e perpetuo di quei contorni. (E. Bevilacqua, Argini, scoli, ecc. dello Stato Mantovano).
886
Nei mesi di maggio, giugno e luglio, giorno e notte senza interruzione venne dal cielo tanta pioggia da non ricordarsi dai più vecchi come mai venuta in tanta quantità. Laonde i fiumi, usciti dai loro alvei in molti luoghi, distrussero i raccolti.
Anche il Po, allagando in varie località, produsse i medesimi danni. (Annali Fuldensi, parte IV, Tomo I, pag. 403).
1014
Il Toaldo nel libro «della vera influenza degli astri» assegna a quest’anno una notevole inondazione del Po e degli altri nostri fiumi.
1077
In quest’anno il Territorio Mantovano andò soggetto ad una terribile inondazione, e il rigurgito dell’acqua dal Po spinse le acque fin sotto le mura della Città di Mantova con morte considerevole di uomini e di animali. (Volta, Storia di Mantova).
1082
Scipione Agnello Maffei nella sua storia di Mantova narra di una importante inondazione del Po, e dice: «Anco il Po, fiume di Lombardia, sormontando le sue rive, molte castella e ville, anzi i vicini paesi del tutto sommerse, c rese inabitabili, e questo dopo di aver narrato che i paesi degli eretici furono colpiti da sì grave carestia che gli uomini mangiarono non solamente le cose immonde, ma eziandio la carne umana, c che per la peste andarono al loco loro (all’inferno) i Vescovi di Parma e di Reggio, Tedaldo non Arcivescovo di Milano, ma Anticristo, Adelberto e Reginero Marchesi, et il Conte Bosone et altri innumerevoli, per la cui fattione quasi tutta l’Italia contro il Papa e San Pietro si sollevò».
1085
Dal Faveri, nella sua storia manoscritta di Cavallara, si ha notizia di una straordinaria inondazione del Po con allagamenti di molti paesi e campagne e colla morte di molte persone.
1087
Il Bacchini nella sua storia di Piacenza parla di una grande inondazione avvenuta in quest’anno.
1092
La pioggia persistente gonfiò le acque di tutti di nostri fiumi, e l’Adige in particolare tanto ebbe innalzate le sue acque che atterrò il ponte di pietra di Santo Stefano di Verona, sommerse l’episcopio, ed entrò nella Basilica di San Zeno (Sigonio, De Regno Italiae, lib. IX)
1122
San Bernardo degli Uberti, Vescovo di Parma, libera la campagna parmense da una spaventevole inondazione del Po. (Affò, Storia di Parma, vol. II, pag. 159).
1152
Il Pigna nella Storia di Ferrara parla della celebre rotta dell’argine sinistro del Po a Ficarolo, in seguito alla quale le acque formarono un canale verso Francolino alle bocche dell’Adige, dando origine al Po di Venezia.
1177
Anche in quest’anno sono segnalato piogge continuate e dirotte con generale allagamento dei nostri fiumi, e danni enormi ai paesi o alle campagne.
1180
Per le smodate pioggi0 si ebbe un totale allagamento, e il Taro, la Parma e l’Enza fatto un sol letto, inondarono le campagne e perfino atterrarono parte delle mura di Parma (Chron. Parm.). Nel Ferrarese poi si ebbero danni rilevantissimi, tra i quali la morte di gran parte del bestiame.
1245
Le acque dei fiumi sorpassati gli argini, allagarono Mantova, e ne seguirono spesse e gravi malattie (D’Arco, «Studii intorno al Municipio di Mantova»).
1270
Per le persistenti piogge cadute in giugno, agosto, settembre e novembre, non potendo i torrenti contenerle, fu allagato tutto il contado parmense, ed i contadini por non rimanere sommersi, salirono su gli alberi e sui tetti delle case. All’inondazione tenne dietro la mortalità del bestiame e la carestia, perché soffocati dalle acque i prodotti della terra.
1278
Le acque del Po uscite dall’alveo e sormontati gli argini, allagarono molte nostre campagne.
1293
Nei mesi di ottobre c di novembre il Po crebbe tanto che nessun argine fu capace di contenerlo e le acque tracimarono dappertutto (Cron. ms. di Mantova).
1294
Furono tante le piogge autunnali che le campagne di oltre Enza, da Sacca a Coenzo, erano diventate tutto un lago. Pare certo che in questa occasione si formassero nel Po le isole o Mezzani, dei quali anteriormente non si ha memoria. In origine fu poca cosa, ma in un seguito di tempo, ritirandosi le acque in quella zona, tanto soggetta a trasformazioni, il tenitorio dei tre Mezzani rimase unito alla riva di Coenzo. In questa inondazione rimasero sommerse Cremona, Brescia e gran parte della Lombardia. (Muratori, R. Ital. Script. T, XVIII). Ugual sorte toccò anche a quasi tutto il territorio ferrarese (Volta, St. di Mant. T. I). In seguito a. questa. Inondazione sarebbe caduta in Piacenza la torre di San Sisto.
1327
In ottobre avvenne un generale straripamento del Po, che allagò gran parte dci nostri territori, ed i Mantovani ne approfittarono per portarsi a ricuperare coi navigli Borgoforte, che era stato loro tolto dal Visconti. (Cronaca Estense in Muratori).
1336
Il 17 gennaio il Po, straordinariamente gonfio, ruppe gli argini in più luoghi con danno enorme, seguito dal gelo totale delle sue acque. (Muratori R. Ital. Script., T. XV).
1339
Nell’autunno le acque del Po ruppero gli argini tra Ostiglia e Melara e allagarono i territori di Ficarolo e di Rodigo. (Muratori, R. Ital. Script., T. XV).
1362
In novembre il Po ruppe a Francolino c a Serravalle con generale allagamento delle borgate e delle campagne e fuga degli abitanti, estendendosi il disastro a tutto il Ferrarese.
1365
Nella seconda metà del mese di Marzo il Po inondò gran parte del Ferrarese, giungendo le acque sino a Mantova, e restando sommersi quei territori fino al mese di luglio. (Muratori, R. Ital. Script., V., XVIII).
1385
Nel novembre 1385 il nostro territorio, nonché la città e le campagne di Mantova restarono sommersi per molti giorni dalle acque altissime e rigurgitanti dei nostri fiumi (Cronaca Estense). Inondati rimasero pure per qualche tempo i territori di Verona, Modena, Ferrara, Polesine e Rodigo, e la stessa. Venezia restò tutta sommersa (Muratori, H. Ital. Script., T. XV).
1394
In settembre il Po, molto alto, inondò, in seguito a rottura, vari territori, compresa la città di Ferrara, nella quale l’acqua raggiunse sette cubiti di altezza (Muratori, R. Ital. Script., ‘l’. XVII).
1411
In quest’anno il Po, tracimando e rompendo, inondò Torricella, Colorno, Brescello e Guastalla e fu in questa occasione che le acque, sorpassando con violenza un argino a nord della chiesa di San Giorgio di Guastalla, scavarono il Bugno o laghetto che i non giovanissimi ricordano bene, e colla terra scavata. rimase tra l’altro per metà interrata la detta Chiesa. A questo primo disastro successero gli altri due, allora quasi sempre inseparabili, carestia e pestilenza.
1417
Alzatesi molto le acque del Po, ruppero al Traversagno ferrarese e in altre località.
1420
Sì registrano altre rotte del Po nel territorio ferrarese, tra. le quali notevole quella del 24 luglio a Val Longa o l’altra del 22 dicembre all’Ospitale delle Monogame, allagando il Polesine.
1437
Le acque del Po, crescendo a dismisura, ruppero tutti gli argini del Casalasco con totale dispersione dei frutti e dei raccolti delle campagne. (Nel privilegio di Francesco Sforza dell’anno 1442 in Arch. publ. di Casalmaggiore).
1454
Causa l’escrescenza generale dei nostri fiumi e torrenti il 2 novembre «si rompì Sichia in Prada e l’acqua era tanta che se montava in nave da restelo de Quistelo e a occhio se vegnia in Mantova a traverso e seraio» (Cron. Schivenoglia in Muratori, R. Ital. Script.).
Precedentemente e precisamente il 21 ottobre, uscito il Po dal suo alveo, produsse nel Piacentino una rovina universale (L. Scarabelli, St. di Parma, Piacenza e Guastalla, V. II).
Prima ancora e cioè il 23 marzo, secondo lo Schivenoglia «se rompé l’Arzene e se fondà Viadana, et quillo Pajeso».
1457
Il 7 aprile le acque del Po, straordinariamente alte, arrecarono danni considerevoli alle nostre campagne (Muratori, R. Ital. Script., T. XX).
1467
In ottobre crebbero così smisuratamente le acque del Po che rotti gli argini, inondarono molte campagne, e rovesciati anche quelli della riva lombarda in quattro luoghi, allagarono anche Dosolo. Per la furia delle acque caddero anche le difese del Po presso Quingentole e tra Governolo e Borgoforte si vedeva una immensa e profonda distesa di acqua. Il danno maggiore per altro fu a Quingentole, anzi a Governolo, per la perdita considerevole di grano, essendo cadute molte case che servivano di magazzeno (Cron. di Mantova, p. 95).
1470
L’acqua del Po, rotti gli argini, entrò in Ferrara e per tre giorni corse dalla porta di San Paolo, uscendo agli Angeli.
1474
In maggio il Po ruppe l’argine grosso a Roncomorano e le acque arrivarono fin sotto a Mantova e nel cadere crearono un lago (Gio. Romani, «Storia. di Casalm.», III, p. 279). Avvennero anche varie altre rotture d’argini in altre parti del Mantovano con morte di molte persone. L’inondazione si estese anche a molti luoghi del Piacentino (Poggiali, «St. di Piacenza»),
1478
Fu questo un anno inclementissimo e di somma penuria con tale abbondanza di piogge da rovinare le ville di Sacchetta e Nuvolato e allagare tutto il territorio Viadanese (Parazzi, Op. citata).
1480
In maggio il Po, eccezionalmente gonfio, causò varie rotture d’argini con danni incalcolabili e le acque restarono fuori del loro letto cinquanta giorni, cosa non avveratasi da un secolo (Annales Placentini).
1482
Le acque del Po, enormemente gonfie, ruppero a Revere e a Ficarolo con generale allagamento di paesi e città: «stete il Po grosso tuto il Maio, et anche perfino tuto Zugno per si fato modo che del 1425 non foe mai tanto grosa l’acqua dentro de Mantova (Muratori, H. ltal. Script., T. XXII).
1492
Il 12 maggio il Po molto alto causò varie rotture d’argini nel Ferrarese e in particolare alla Stellata con enorme allagamento.
1493
Le acque del Po molto ingrossate ruppero l’argine in prossimità di Revere. Tale rottura, dice l’Amadei, fu causata con arte diabolica da una strega, la quale perciò venne abbruciata nel mezzo della Piazza di San Pietro in Mantova.
1494
Il Po, tornato seriamente minaccioso, e rotti gli argini della sponda sinistra, inondò Vicobellignano, Agoiolo, Roncadello, Fossa Caprara e tutte le ville del Viadanese, fronteggianti il Po (Mem. ms. del Conv. Agost. di Viadana).
1496
Il Po molto gonfio minacciava l’8 settembre la riva modenese, quando avendo rotto verso S. Maria, antica parrocchiale di Vicobellignano, facendovi un bodrio o lago grande e profondo, rimase libera di ogni pericolo la nostra sponda (Gio. Romani, Op. citata).
Più tardi, tornato pericoloso il volume d’acqua. rovesciò gli argini presso Serravalle, portando la desolazione nelle campagne ferraresi (Volta, St. di Mantova, T. Il).
1498
Il 12 maggio il Po, molto alto, ruppe a Pontelagoscuro e causò varie altre rotture.
1499
Il 19 maggio si ripeté ln rotta a Pontelagoscuro, a San Giacomo di Ferrara e in altre località.
1501
Il 24 settembre le acque del Po si riversarono in seguito a rotta, nel Mantovano e nel Ferrarese.
1503
Il Po con un alzamento notevole delle sue acque ruppe verso il Bondeno di Ferrara. (Rotte del Po in quel di Ferrara, ms. del sec. XVI).
1504
Il 5 aprile, trovandosi il Po molto alto, si ripetono varie rotture nel Ferrarese. (Panciroli, «Storia di Reggio», T. II, Libro VI).
1511
Nel giorno 8 Novembre il Po torna a rompere in più parti del Ferrarese e particolarmente ad Argenta e a Ficarolo.
1512
Avvengono una volta ancora rotte del Po nel Ferrarese, e specialmente al Barbacane con atterramento del Bastione. (Rotte di Po su quel di Ferrara, ms. del secolo XVI).
1522
Di fronte a nuove minacce del Po, resistendo gli argini nostri, cedettero invece quelli della riva lombarda, e il 7 aprile inondarono Scandolara e varie altre ville. Caddero molte case a Villanova, a Rivarolo, a Brugnolo e a Breda Azzolini. Ruppe anche a Cavallara, sommergendo Dosolo e il Casalasco. Calate le acque, le piarde si putrefecero, rendendo un insopportabile fetore e producendo una quantità sterminata di bruchi e di vermi, che guastarono i raccolti riseminati, e distrussero i prati. Si dovette mantenere il bestiame colle foglie degli alberi e specialmente delle viti (Romani, «Storia di Casalmaggiore», IV, p. 56).
1523
Nella primavera avvenne una grande piena del Po con rottura dell’argine di Cavallara e colla formazione del Bugno Valle, con distruzione dei seminati e dei prati, per cui il bestiame si dovette mantenere colle foglie degli alberi e delle viti (Faveri, Mem. ms. di Cavallara).
1524
Il 26 novembre piogge torrenziali allagarono la Valle di Casalbellotto, e, giunte all’altezza di sei braccia, ruppero gli argini della Ceriana, invadendo tutto il Viadanese (Parazzi, «St. di Viadana», vo1. II)
1527
Le acque del Po, seriamente minacciose, ruppero gli argini della sinistra sponda e giunsero a Mantova, dove atterrarono le mura erette tre anni prima tra le porte Cerese e Pusterla, e ciò il 13 maggio.
1528
Il 18 maggio il Po ruppe gli argini a Sacchetta, a S. Giacomo, e le acque giunsero di nuovo a Mantova con tanta furia da rovesciare le mura tra la Porta Pusteria e la Porta Cerese (Fioretti, Cron. di Mantova, pag. 116). Si rovesciarono anche gli argini di Cizzolo, e vi si formò un gran bugno, come se ne formò un altro a Sacchetta di Cavallara (Faveri, Op. citata).
1531
In ottobre avvenne rottura di argini tra Revere e Sermide (Lettere indite di Ippolito Calandra). L’inondazione giunse fino a Ferrara con danno enorme delle popolazioni (Volta, St. di Mantova).
1533
Una nuova inondazione produsse rottura di argini alla Polesella con gravi danni tutto all’intorno.
1538
Il 4 novembre il Po ruppe l’argine di Mirasole, inondando le campagne di Gonzaga e Sermide (Volta, «St. di Mantova») e facendo gran danno al Monastero di San Benedetto (Torelli, «Ricerche stor. di Mantova», III, pag. 75).
1539
Il Po ruppe a Mazzorno il 10 giugno, nonché alla Bottriga e al Sarasino.
1541
Il 24 settembre il Po, soverchiati di oltre due braccia gli argini di Viadana, Pomponesco e Dosolo, allagò la campagna circostante per oltre due braccia e mezzo di altezza. Più si alzò poi per la rotta del Fiume a Torricella il 27 del predetto mese. Di tale avvenimento dà una particolareggiata descrizione il March. Camillo Capiluppi, allora Podestà di Viadana. Nel corso inferiore del Po le acque invasero il territorio tra Adria e Bellombra e tutta la valle di Guaitaschirpe.
1545
In seguito a notevole alzamento delle acque del Po fu causata una rotta. al Mazzorno e alla Doccia di Guaitaschirpe.
1547
L’8 giugno il Po ruppe a Villanova Marchesana e il 20 giugno a Crespino.
1548
In quest’anno e precisamente al 15 novembre è segnalata una. rotta del Po alle Papozze.
1553
Il Po ruppe gli argini alla destra del Basso Mantovano contro Carbonara, allagando molti paesi, e arrivando le acque fino all’argine di Casumano a Tercetola presso Cento (Erri, st. di Cento suppl., pag. 26).
1560
Una gagliarda piena del Po ruppe il 21 maggio l’argine a Somma Cremonese, causando gravissimi danni. (Romani, St. di Casalmaggiore).
1564
Il Po, rigoglioso e gonfio per sovrabbondanza d’acqua. uscì da’ suoi confini, e circa venti miglia al di sopra di San Benedetto fece quella gran rotta, che ci viene descritta dal P. Benedetto Luchini da Mantova, Abate Benedettino che ne fu testimonio di veduta, come asserisce nella sua Cronaca (Tone!li, Ric. stor. di Mantova, T. III, pagina, 140).
1567
Essendo molto alto il Po, strariparono l’Oglio e il Secchia, invadendo la Città di Mantova, per la quale non si poteva andare che in barca.
1576
Gonfiatesi notevolmente le acque del Po, ruppero a Garofalo e a Serravalle.
1578
Nel mese di dicembre una straordinaria inondazione, che mantenne le acque alte per notevole tempo, produsse una mutazione del corso al Canale del Po, che lasciand la sponda di Riva e di Luzzara, passò a sinistra, ingoiando le boscaglie vicino a Cavallara, formatesi nel luogo ove era Sacca (Faveri, Mem. ms. di Cavallara).
1579
Il 21 dicembre il Governatore di Brescello scrive a Ferrara, perché si mandi Prospero Camuncola, onde provvedere, avendo il Po tracimato a Gualtieri il 10 dicembre, e rotto l’argine per sessanta braccia di fronte al Palazzo del Signor Cornelio. Prima, l’otto novembre, era crollato un pezzo di argine del Crostolo, costrutto da non molto. tempo.
1580
Il Po straordinariamente gonfio, ruppe l’argine in destra, proprio contro Gualtieri, allagandone tutto il territorio.
1585
È registrata. la rottura degli argini a sinistra del Po, a Casalmaggiore, con allagamento di Sabbioneta e Viadana, ed i loro abitanti vennero ad acquistare grano a Gualtieri, che ne abbondava perché appena bonificato. (Lett. Govern. di Brescello Boschetti al Duca, 1° giugno 1585).
1587
Il Po eccessivamente gonfio, rompe nel Mantovano, a San Giacomo, il 16) ottobre, allagando tutto il Serraglio e gran parte della Città di Mantova (Fior. Cron. Mantovana, pag. 134 e Volta, St. di Mantova).
1595 o 1596
1595 o 1596 secondo il Fioretto delle Cronache di Mantova. — Proprio nel giorno d’Ognissanti il Po era altissimo e minacciava di entrare in Brescello. Il pericolo si presentava gravissimo al Borgo sopra e si suonavano le campane a stormo, ma avendo sulla sera rotto a Portiolo di Viadana con generale allagamento di quel territorio, diminuì il pericolo per Brescello. (Malcisi, Ann. di Brescello).

Nella regione inondata rovinarono cinquanta case, affogò molta gente e bestiame, si dissipò gran quantità di foraggio e di biade per la somma di cinquantamila scudi. (Fioretto delle Cronache di Mantova, pag, 139). Anche Pomponesco rimase inondata, e l’acqua vi era in Chiesa a mezza. gamba (Vol. IV, Reg. Battesimali), né si poté salvare Correggioverde, ove: «il 6 ottobre il Po ruppe poco di sotto alla casa del Signor Giovan Bonicelli et molta ruina di case et anco di robe» (Reg. Batt. Correggioverde al 5 novembre 1595).

1609
Accadde un nuovo disastro delle acque del Po a molto terre del Mantovano ed è descritto da Simone Baschiera. Il gonfiamento delle acque, cominciato in ottobre, andò aumentando, finché il 21 novembre si aprì un varco al Fogarino di Luzzara. Ruppe a. Quingentole e l’acqua, arrivò sino a San Benedetto sommergendolo con danno incalcolabile (Volta, St. di Mantova). Il Donesmondi descrive l’esterminio e il soqquadro prodotto dalle acque del Po, versatesi furiosamente sulle campagne mantovane per le lunghe dirotte pioggie, per la furia del venti per le squagliate nevi. Ruppe sul Lazzarese, a Quingentole verso Revere, ma più che tutto a San Benedetto inondando e mettendo a rovina tutto quel maestoso monastero. Quindi sommersioni e morti di persone, atterramenti di case, perdite di bestiame, di robe, ecc.
1610
Il 22 ottobre avvenne una rotta nell’argine destro del Po, a Portiolo, sopra San Benedetto, il quale si sfiancò per essere di nuova costruzione, ma con tutto ciò l’acqua si trattenne coll’arginatura di Fossa Grande (E. Lombardini, Osserv. sul Po).
1613
Il 12 ottobre le acque del Po ruppero l’argine alle Tavernelle e a Santa Maria della Bicocca con allagamento del Casalasco e del Basso Mantovano (Romani, St. di Casalm., T. V).
1618
Per rottura dell’argine del Po di fronte a Gualtieri le acque inondano il Paese e tutto il territorio, e si fa voto di festare ogni anno il giorno di San Francesco d’Assisi Patriarca dei MM.OO. venuti in Gualtieri tre anni prima, ma tale voto o non ebbe effetto o fu solo temporaneamente. Accadde anche una seconda rotta che per non essere chiusa la Botte Bentivoglio fece scaricare le acque nel Guastallese, donde inondarono il Mantovano di qua dal Po (Affò, St. di Guast., T. III, pag. 113).
1620
Rotta. del Po a San Benedetto e a Riva di Luzzara, con inondazione di tutto il basso Mantovano, favorita da piogge dirotte e incessanti (Volta, St. di Mantova).
1640
Sulla fine di settembre si ebbe a lamentare l’inondazione del Casalasco e del Basso Mantovano (Romani, St. di Casalmaggiore).
1642
La forza delle gonfie acque del Po fu fatale presso San Giacomo di Bagnolo Mantovano, ove rotto l’argine, rimase invasa la stessa Città di Mantova con tanto impeto da atterrare 40 braccia di mura verso S. Marco tra Porta Pradella, e Porta Pusteria (Volta, St. di Mantova e Fioretto, St. di Mantova, pag. 121).
1646
Le sovrabbondanti acque del Po dopo aver minacciate le nostre rive, finirono per atterrare il 12 novembre il sostegno di Governolo, e cansarono un danno calcolato non meno di. cinquantamila scudi (Mambrino Cronaca inedita).
1649
Anche in quest’anno fece mostra di sé la potenza dell’acqua del Po, riuscendo fino ad intaccare le fondamenta della Rocca di Ostiglia, i cui resti furono poi usati per arrestare la corrosione del Po stesso, mediante pennelli.
1652
Una generale inondazione con perdita totale dei seminati, avvenne nel Casalasco in quest’anno, ripetendosi nel 1654 colla rottura degli argini Mantovano, Cremonese e Ferrarese, atterrando case, distruggendo raccolti, e affogando bestiami (Romani, St. di Casalmaggiore).
1658
Essendo rimasti trascurati e abbandonati gli argini del Viadanese, le acque del Po l’allagarono assieme al Casalasco, rimanendovi stagnanti por tutta l’estate, con quanto danno della salute pubblica, ciascuno lo immagini.
1670
Una generale inondazione danneggiò notevolmente i nostri paesi, ma più ancora il Mantovano, il cui Stato restò quasi tutto sommerso.
1685
Devesi notare in quest’anno la rottura dell’argine del Po di Viadana contro S. Martino e il successivo ributto dell’argine stesso presso il Convento di San Nicola, i cui religiosi perdettero una quantità enorme di ubertosi terreni. A questa inondazione poi, quasi non bastasse la prima, ne seguì una seconda nel medesimo anno (Parazzi, St. di Viadana, Vol. II, pag. 129).

L’11 novembre poi si ruppe l’argine della Casa nuova Gonzaga vicino a Luzzara, mentre quello della casa Maldotti presso Guastalla appena fu salvo per le opere di difesa sollecitamente approntate (Cron. Resta, Guastalla).

1704
Il 14 novembre le acque del Po crebbero minacciose per Brescello, Boretto e Gualtieri, e tutti, comprese le milizie di Castelnuovo, lavoravano ad alzare l’argine del Po e giunse da Modena per analoghi provvedimenti l’Ing. Barbieri. Il Comune di Brescello poi autorizzò i fornai a fare il pane di mistura (frumento e fava) per gli operai all’alzamento dell’argine (Arch. Com. Bresc., Verbali Consiglio).
1706
La notte del 6 ottobre il Po ruppe in cinque luoghi, Casalmaggiore, Cavallara, Scorzarolo, Pìccag!ia e San Benedetto (Cron. Resta).
1708
In giugno avvenne una grande inondazione per la rotta de’ fiumi, per cui andarono a male molte biade già mature e il frumento sul raccolto si pagò L. 60 il sacco (Fioretto, Cron. Mantova).
1725
Il 19 novembre essendo le acque arrivate fino agli spalti di Brescello3, fu deciso di costruire un argine sopra i medesimi, principiando dalla sbarra, che mette a Parma fino a quella che mette a Boretto, largo sei braccia al piede, e venne subito incominciato mediante pubblica comandata, ciò che valse a salvare Brescello nelle più grandi inondazioni successivo (Malcisi, «Annali di Brescello)».
1726
Una piena straordinaria minacciò di rompere l’argine della Guzzola nel Cremonese, e fece gran danno nel Piacentino.
1733
Una spaventosa piena del Po faceva temere una rottura all’argine maestro della Bicocca, notabilmente indebolito dalle precedenti corrosioni. Uguale pericolo vi era anche per Viadana e Rivarolo di Bozzolo, che spedirono cento uomini per ciascuno per lavori di difesa agli argini minacciati, e Sabbioneta mandò il suo presidio di soldati alemanni.
1747
Il Po, l’Adige e il Brenta, di molto ingrossati, allagarono città c campagne. Il Po anzi, avendo rotto l’argine maestro, allagò Gualtieri e Boretto e l’acqua nei due paesi arrivava al primo piano delle case. Brescello fu salvo per gli arginelli costrutti sugli spalti nel 1725. (Malcisi, Op. cit.).
1755
I nostri fiumi gonfi e rigonfi, impensieriscono le nostre popolazioni, ma cessa ogni preoccupazione, quando la rottura del Mincio a Governolo allaga Mantova e le sue campagne.
1765
Nell’estate di quest’anno si fece, in seguito di ostinata, corrosione il ributto dell’argine contro il paese di Gualtieri; ma essendovisi poco dopo appoggiate le acque in seguito ad escrescenza del Po, ridussero in poltiglia il terreno, producendo una prima inondazione del paese stesso, seguita da. altre due spaventosissime e tali che allagarono tutta la vallata reggiana del Po, tra l’Enza e il Crostolo, eccettuato Brescello, che si difese coll’arginello costrutto sugli antichi spalti della cinta pentagona. Cadde un migliaio di case.
Presso lo scrivente sono due descrizioni particolareggiate dì questo disastroso avvenimento delle quali due inedite, e meritevoli di essere pubblicate.
1770
Essendo molto alte le acque del Po e quelle dell’Enza, queste il 13 novembre rompono l’argine rimpetto alla Viazza e inondano tutta. la villa di Lentigione. Per il riattamento si spesero L. 1175 di Reggio, di cui tre quarti dal Magistrato sopra gli alloggi e un quarto dalla Comunità Generale di Brescello (Reg. Com. Gen.le, V, X).
1777
Nel mese di giugno ebbesi piena tale di Po che faceva temere straripamento di argini e fu necessario riparare coll’alzamento generale dell’argine maestro di fronte a Brescello per pertiche centodieci (Verb. Cons. Bresc., Vol. X, pag. 631). Entrò in Mantova per rigurgito del Po attraverso il Mincio (Tonelli, Storia di Mantova).
1780
Il Po straripando aveva allagata tutta la campagna di Guastalla, e giù minacciava di allagare di momento in momento la Città. In simil frangente una immensa turba di popolo corre al Convento dei PP. Cappuccini, prende il P. Lorenzo da Zibello, stimato Santo, e lo porta, sul Po, proprio dove il Fiume minacciava Guastalla. Benedetto da Lui il Fiume, e intimatogli di abbassare le sue acque, cessò la piena del Po e Guastalla fu salva.
1784
Nella notte tra l’8 e il 9 maggio furono dal Po inondate le possessioni Giarone, Canova, Bosco della lite nel Luzzarese ed altri luoghi. Ruppe poi a Borgoforte, distruggendo circa 20.000 sacchi di frumento (Crema, Mem. ms. di Luzzara).
1795
Il 10 novembre per il rigurgito delle acque del Po si ruppe l’argino d’Enza per nove pertiche contro la possessione delle Monache delle Grazie di Parma, poi del Seminario di Nonantola, seguito dall’allagamento di Lentigione (Malcisi, Op. cit.).
1799
Per il rigurgito delle acque del Po, gonfio fuori dell’usato, si ebbero danni notevoli alle campagne nostre e Mantovane.
1801
Brescello era minacciato seriamente da una strabocchevole piena del Po a m. 1,86 sopra la media, ma coi ripari fatti dal popolo convocato col suono a stormo delle campane, e coll’alzamento dell’argine degli spalti, si evitò l’enorme sventura. I Ghiarolesi si erano rifugiati nel convento delle Benedettine in Brescello di recente soppresso.

Disastrosissima per il Mantovano poi fu questa inondazione. Rovesciati gli argini di Secchia, rimasero rovinate strade e case di campagna, andarono distrutti due mila sacchi di grano e grande quantità di fieno e paglia, e restarono annegati molti cavalli e buoi. A Luzzara ruppe alle Malgarine e a Guastala al Traversagno Boldrini, nonché all’argine di Scipione, formando il Bugno Vallini.

1833
Nel mese· di settembre le piogge fecero straripare il Crostolo e l’Enza, inondando il Bando, parte Lentigione, di Castelnovo sotto, dei Mezzani, di Coenzo, di Enzano e minacciando seriamente Gualtieri, Santa Vittoria, Pieve, ecc.
1835
Verso la fine di maggio il Po, salito trenta centimetri sopra la guardia, disturbava i lavori dei Forti che Francesco IV faceva erigere a Brescello.
1841
Il 28 ottobre il Po, l’Enza e il Crostolo crebbero sin quasi all’altezza del 1839. L’Enza, tracimò a Coenzo, e il Canalazzo inondò le campagne Guastallesi.
1846
Nel maggio il Po allaga tutte le campagne di Brescello, e il 17 maggio l’Adige straripando da Valsugana ad Inspruch bloccò l’Imperatrice di Russia, giunta a Trento il 16 maggio. L’inondazione si ripeté in ottobre e il 19 le acque del Po erano a m. 1,52 sopra la guardia, allagando tutti i serragli, da Gualtieri alla Corte dei Lucchesi. I fontanazzi poi manifestatisi nell’argine del Po contro Borgosopra e altrove minacciavano Brescello seriamente.
1857
Le acque del Po fecero un aumento notevole: però non arrecarono altri danni che la sommersione delle golene, colle relative indispensabili perdite.
1868
L’inondazione di quest’anno fu una delle maggiori tanto da raggiungere il 27 ottobre m. 7,69 all’idrometro Batteria di Brescello. Rimasero inondati i serragli e le golene delle due sponde padane, e non mancarono minacce alle arginature del Po.
1872
Accentuata fu l’inondazione di quest’anno, avvenuta dal 19 al 29 ottobre e raggiungente un massimo a Guastalla di m. 7,96 e a Brescello di m. 7,29. Rimase sommersa una estensione immensa di terreno, specialmente nei Comuni di Brescello e di Mezzani, nonché nel Mantovano e nel Ferrarese. Durante questa piena al Froldo di Ostiglia il 12 ottobre si formò una voragine misurante m. 38,73, fenomeno singolare, perché i gorghi nelle concavità delle svolte ordinariamente non sorpassano i 15 o 16 metri di profondità.
Altro particolare verificatosi altre volte si fu che nel ritirarsi delle acque il 23 ottobre, poco dopo la rotta dei Ronchi di Revere, rimase grande quantità di bisce e di vipere, qui portate da altre località.

Di questa piena ne parlano diversi giornali Americani

che trovate in Pagine Storiche

1876
Le acque del Po si gonfiarono tanto da raggiungere il 25 aprile un’altezza massima di m. 6,35, senza però produrre notevoli danni, limitandosi la sommersione a sola una parte delle golene.
1879
L’inondazione toccò quasi le proporzioni, di quella del 1872, raggiungendo il 31 maggio a Brescello l’altezza di m. 7,24. Invase le golene tutte delle nostre due rive padane, Guastalla corse serio pericolo di restare sommersa. Attesa la primavera avanzata si ebbe per le nostro campagne un disastro enorme, colla totale distruzione dei raccolti, seguita dalla siccità che disseccò granoturco e prati, e dal gelo delle viti e di alberi nell’invernata.
1882
Il 1° novembre le acque del Po raggiunsero a Brescello m. 7,72 di altezza, e l’inondazione prese notevole estensione. Atteso però l’autunno inoltrato si ebbero danni di entità relativa.
1886
Il 13 novembre la piena raggiunse l’altezza massima di m. 7,30. Rimasero invase le golene, con danno limitato alla perdita dei seminati.
1889
Nel giorno 31 ottobre l’acqua del Po si alzò j fino a m. 7 all’idrometro di Brescello ma quasi subito prese a diminuire.
1905
Il 18 maggio vi fu notevole alzamento del Po sino a raggiungere a Brescello m. 7,07.
1907
Notevolmente più importante della precedente fu l’inondazione di quest’anno, raggiungendo m. 7,49 al ripetuto idrometro, e ciò il 31 ottobre. Rimasero perduti i seminati, rimessi però subito dopo il ritiro delle acque.
1917
Il 3 giugno, mentre sui campi di battaglia infuriava la grande guerra, il Po seriamente minacciava le campagne delle due sponde, raggiungendo m. 7,66, e già tracimava l’argine tra Gualtieri e Pieve Saliceto, senza però suscitare panico nella popolazione. Attesa la stagione inoltrata, raccolti e foraggi rimasero· irrimediabilmente perduti.

continua...

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