Le Piene del Po
Con i suoi 652Km è il fiume Italiano più lungo e quello con la portata maggiore, sia alla foce che all’orine. A livello Europeo è il settimo, dopo il Volga (3.531Km), Danubio (2.860Km), Ural (2.428), Dnepr (2.201Km), Reno (1.326Km), Ròdano (812Km).
Non è certo un fiume tranquillo, ha una portata importante e ha parecchi affluenti, fino a qualche secolo fa era navigabile in un solo senso, quello che molti non sanno è che durante i secoli la sua esuberanza ha causato morti, danni incalcolabili e ha addirittura modificato per sempre alcune parti del territorio nonché il suo stesso corso, nello stesso tempo è stato fonte di fertilità e ricchezza per tutto il territorio in cui scorre, ma a volte il prezzo da pagare è salato.
Ecco una lista di Piene e straripamenti redatta attraverso lo studio accuratissimo di Monsignor Anselmo Mori del 1938 che grazie a Giovanni Stelliti, che ne ha curato una riedizione, ho potuto riesaminare recentemente.
La lista non è terminata, mancano le piene dal 1917 che verranno inserite tra qualche giorno.
Ecco, in ordine cronologico, le piene del Po e dove ha straripato:

204 AC
180 AC
Flotta di migliaia di uomini, il Pado si gonfia, e lo Stagno Argentino è distrutto.
44 AC
Virgilio nel primo delle Georgiche para delle sventure accadute alla morte di Cesare, avvenuta in quest’anno, e tra l’altro delle inondazioni del Po, dicendo: Proluit insano contorcens vortice sylvas Fluviorum rex Heridanus, camposque per omnes Cum stabulis armenta tulit. (Heridanus, re dei Fiumi, balzò in un folle turbine attraverso le foreste dei Fiumi, e attraverso tutte le pianure con le stalle prese le mandrie)
39-65 AC
349
520
589
Si moriva sbadigliando e starnutando, donde il costume di fare il segno della croce sulla bocca (come si usa ancora a Modena) e di augurare salute a quelli che starnutano. In questa occasione rimase sepolto in parte Brescello e più ancora Modena, facendola scomparire per un paio di secoli, sostituita da Cittanova. (Valdrighi, Dizionario etim., «Contrade e Spazi pubblici di Modena»).
Di questa terribile inondazione, di cui furono testimoni i due Santi Gregori, il Grande l’uronense, parla anche il Muratori, («Annali d’Italia.», vol. XXIII, p. 53).
Oltre l’inondazione del 520, già ricordata, un’altra molto importante sarebbe avvenuta nel 570 ed una terza importantissima tra il 579 ed il 596, causando il cambiamento del corso dell’Adige (Toaldo, opera citata),
Di altra catastrofica inondazione avvenuta al principio del 500, che sommerse completamente i nostri territori, parla Sant’Ennodio nel libro degli Epigrammi, e in quello intitolato Itinerarium. Anzi questo Santo, morto nel 521, ne sarebbe stato testimonio oculare.
590
602
886
Anche il Po, allagando in varie località, produsse i medesimi danni. (Annali Fuldensi, parte IV, Tomo I, pag. 403).
1014
1077
1082
1085
1087
1092
1122
1152
1177
1180
1245
1270
1278
1280 - 1282 - 1284
L’inondazione si ripeté nel 1282 e nel 1284 (Manfredi, Mem. per l’unione del Reno col Po, V). Il Parazzi (Storia. di Viadana) a proposito di questa rotta ne descrive gli effetti con parole prese dal Favori che le assicura attinte dagli archivi di Gazzuolo, Luzzara, Reggiolo, Viadana, Pomponesco e Guastalla. «Le acque mutarono corso, Cavallara dimediata (una parte verso Luzzara, l’altra verso il forte del fiume Oglio: Cizzolo modificato: Sacca isolata: Dosolo rovinato: Correggioverde aumentato: Pomponesco diviso e separato dalle ville di Banzolo, Rosina c Rosinella: Viadana con altre terre poste in confusione in parte, ed in parte in estremo eccidio. Seguirono metamorfosi per parte di tutti gli altri fiumi, Oglio, Ceriana, Fossola, Canalazzo, Commessaggio, Gambina, Zerra ed altri: abbassate le acque parve un mondo nuovo».
1293
1294
1327
1330
1331
1336
1339
1341
1362
1365
1385
1394
1411
1417
1420
1437
1440
1454
Precedentemente e precisamente il 21 ottobre, uscito il Po dal suo alveo, produsse nel Piacentino una rovina universale (L. Scarabelli, St. di Parma, Piacenza e Guastalla, V. II).
Prima ancora e cioè il 23 marzo, secondo lo Schivenoglia «se rompé l’Arzene e se fondà Viadana, et quillo Pajeso».
1457
1467
1470
1474
1478
1480
1482
1492
1493
1494
1496
Più tardi, tornato pericoloso il volume d’acqua. rovesciò gli argini presso Serravalle, portando la desolazione nelle campagne ferraresi (Volta, St. di Mantova, T. Il).
1498
1499
1501
1503
1504
1511
1512
1522
1523
1524
1527
1528
1531
1533
1538
1539
1541
1545
1547
1548
1553
1560
1564
1567
1576
1578
1579
1580
1585
1587
1595 o 1596
Nella regione inondata rovinarono cinquanta case, affogò molta gente e bestiame, si dissipò gran quantità di foraggio e di biade per la somma di cinquantamila scudi. (Fioretto delle Cronache di Mantova, pag, 139). Anche Pomponesco rimase inondata, e l’acqua vi era in Chiesa a mezza. gamba (Vol. IV, Reg. Battesimali), né si poté salvare Correggioverde, ove: «il 6 ottobre il Po ruppe poco di sotto alla casa del Signor Giovan Bonicelli et molta ruina di case et anco di robe» (Reg. Batt. Correggioverde al 5 novembre 1595).
1609
1610
1613
1618
1620
1640
1642
1646
1647
1649
1652
1658
1670
1685
L’11 novembre poi si ruppe l’argine della Casa nuova Gonzaga vicino a Luzzara, mentre quello della casa Maldotti presso Guastalla appena fu salvo per le opere di difesa sollecitamente approntate (Cron. Resta, Guastalla).
1704
1705
In Mantova l’acqua sorpassò le mura di Ponte San Giorgio. Di questa inondazione così parla il Parazzi nella sua Storia di Viadana: «dobbiamo fare memoria di due inondazioni tremende, una dei primi di luglio allagò Viadana, Pomponesco e Dosolo: l’altra del 4 novembre, spaventosa tra le molte che afflissero il nostro territorio, rovinò molte case, affogò persone e bestiame. In Sabbioneta l’acqua alta sei braccia in piazza, entrò per le finestre del dormitorio superiore dci Cappuccini: in Ponteterra, Vigoreto, Ca’ de’ Rossi, Cantonazzo, Dossi e Mezzana furono diroccate cento e due case, e perirono diciotto persone: in Villa Pasquali diroccarono 153 case colla morte di sei persone a Breda Cisoni rovinarono cento case, cinquanta a Ca’ de’ Cessi e Commessaggio. In Viadana nel Convento dei Cappuccini era atta tre braccia. Immaginarsi a quale altezza sarà salita nelle Basse!» Il 6 novembre nuova rottura di argine a Pomponesco, per la quale tutto il paese andò sommerso, atterrando una quarta parte delle case, mentre il popolo atterrito più non trovava scampo che sugli argini (Storia di Viadana, Vol. Il). Il Can. Innocenzo Resta, dopo di avere detto nella sua Cronaca di Guastalla sotto il giorno 12 che la Città di Mantova trovavasi inondata con tutto quasi il suo tenitorio di là e di qua dal Po e nella estrema indigenza di viveri tanto che il Governatore di Guastalla Conte Caracci, mandò 300 sacchi di farina, onde sovvenire alle più urgenti necessità, dà gli estremi di questa inondazione e premesso che da Casal Monferrato al Ferrarese avvennero otto rotture d’argini, assicura che rimasero annegate 15.000 persone nonché 30 mila capi di bestiame e che tra case e palazzi ne restarono atterrati 54.2 Di questa inondazione così parla la Cronaca ms. dei cappuccini di Guastalla:
«1705 – Una grande e spaventosa inondazione fece nel principio di novembre il Po, onde la misera Lombardia sostenne una terribilissima. scossa, e si attribuì a miracolo o per lo meno a speciale misericordiosa Provvidenza di Dio che la sola Guastalla, circondata da paesi inondati, ella sola colli suoi Stati ne andasse esente. Dopo Dio e la B. V. dobbiamo ringraziare il Governatore Co. Caracci e l’Abbate Co. Cesare di Spilimbergo».
1706
1708
1725
1726
1733
1747
1755
1765
Presso lo scrivente sono due descrizioni particolareggiate dì questo disastroso avvenimento delle quali due inedite, e meritevoli di essere pubblicate.
1770
1777
1780
1784
1795
1799
1801
Disastrosissima per il Mantovano poi fu questa inondazione. Rovesciati gli argini di Secchia, rimasero rovinate strade e case di campagna, andarono distrutti due mila sacchi di grano e grande quantità di fieno e paglia, e restarono annegati molti cavalli e buoi. A Luzzara ruppe alle Malgarine e a Guastala al Traversagno Boldrini, nonché all’argine di Scipione, formando il Bugno Vallini.
1833
1835
1839
(Milano presso Borroni e Scotti, 1842): «Addì 9 novembre succedeva. la rotta di Ariano nell’argine sinistro del Po dì Goro di sbieco a Massenzatica. Tutto quel gran delta andava miseramente sommerso… ed ecco la fiumana dopo corta pausa, levarsi di nuovo a tumenza, minacciare con più furia gl’infievoliti ripari. Ecco la sera del 12 inabissato il Froldo Ronchi al Bonizzo, rovesciata. dalle acque vorticose gran parte, della maestra arginatura, irrompere la corrente a precipizio per ampia breccia dilatata in breve a 900 metri, invadere con impeto sterminatore l’ampia valle fra Secchia e Panaro compresa, ovunque seminando rovine, desolazione, spavento! Durava da quarantotto ore lo scarico di Eridano per quella spaventosa voragine innanzi che all’Idrometro di Brescello indizio si avesse di abbassamento di piena! Né qui era fine alle dolorose vicende… perché le acque fatte dì nuovo turgide… macchinavano ulteriori malanni, e la mattina del 16 sfiancavasi l’argine maestro a Castel Trivellino a compiere la devastazione della vallea invasa già per la rottura preceduta; al Bonizzo».
1841
1846
1857
1868
1872
Altro particolare verificatosi altre volte si fu che nel ritirarsi delle acque il 23 ottobre, poco dopo la rotta dei Ronchi di Revere, rimase grande quantità di bisce e di vipere, qui portate da altre località.
Di questa piena ne parlano diversi giornali Americani
che trovate in Pagine Storiche
1876
1879
1882
1886
1889
1905
1907
1917
continua...
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