Piero Costa

Non è facile per chi scrive parlare del suo stesso padre in terza persona, noi siamo una famiglia molto unita e viviamo tutti assieme nella casa che è sempre stata della nostra famiglia, costruita e concepita per essere abitata da nonni, figli e nipoti (una volta si faceva così) addirittura da due miei avi e ironicamente ora siamo tornati ad abitarla tutti assieme dopo decenni in giro per il mondo.

Oltre che ad essere uniti e affiatati, siamo tutti creativi e le dimensioni e gli spazi di questa vecchia casa aiutano parecchio per cui ognuno di noi ha potuto avere lo spazio per coltivare i propri “interessi” e mio padre ha sempre voluto tornare in questa casa e dipingere e dipingere, come ha iniziato a fare da piccolo quando si sedeva sull’indicatore stradale di marmo della via Abetone Brennero Est a disegnare il frontale dei motocarri che arrivavano o ancor prima le sagome degli aerei che volavano sopra Ostiglia.

Ho imparato dai suoi racconti, molto precisi, tante cose, sfumature ignote di alcuni personaggi, l’intensa vita del suo paese dove non mancava nulla e si fabbricava di tutto, la voglia e “coraggio” di chi era costretto a lasciarlo per poter avere una vita, ma è nelle piccole cose che si nascondono le vere chicche… Ad esempio, “osservare”…

In un’epoca dove non c’era modo di creare “istantanee” di vita se non fare una foto, portarla a sviluppare, aspettare e sperare di averla fatta bene, oppure prendere un quaderno e disegnarci sopra… Ma c’era un altro modo, osservare attentamente per catturare quello che ti si presentava davanti… Ecco comparire decenni e decenni dopo i quadri dei “Paesaggi della memoria”, linee morbide e colori quasi onirici, senza spazio e tempo. O nei quadri del periodo “surrealista” di Bonaire (Antille Olandesi), in un angolino le casupole degli schiavi africani che facevano tappa dopo una lunga traversata, oppure gli oggetti della casa di Ostiglia come il ferro da stiro a carbonella, linee, curve, oggetti che escono dalla memoria e frutto dell’osservazione, forse la vera arma di chi dipinge.

Piero nasce nel 1935 a Milano, mio nonno Egidio era nell’aviazione ed era dislocato a Venegono (VA), quindi decise che mia nonna dovesse stare a metà strada. Tornarono quasi subito ad Ostiglia dove visse anche la guerra e i suoi disagi. Nel 1954 si trasferì a Caracas in Venezuela che a quell’epoca era un paradiso e attirava tanti personaggi dai quali imparò parecchie cose e idee anche per il futuro. Con una carriera di pubblicitario in tasca, soggiornò successivamente in vari paesi dell’America Latina questa volta in compagnia di un’altra Ostigliese con una voglia irrefrenabile di uscire dalla dimensione del paese e vedere il mondo, mia madre Alberta che sposò a Caracas e nel 1962 ebbe il primo figlio, il sottoscritto, seguito due anni dopo da mio fratello Paolo (nato a Milano).

Nel 1967 si trasferì stabilmente a Bonaire nelle Antille Olandesi dove disegnò e progettò la prima discoteca dei Caraibi, disegnò un hotel della catena Hilton e soprattutto si dedicò alla pittura facendo anche le prime personali importanti a Curacao, Città del Messico, Caracas, Lima…

Nel 1970 rientra in Italia e inizia uno studio dei grandi maestri del passato visitando le immense gallerie del nostro paese, ancora una volta osserva e cerca di percepire oltre l’arte anche le pennellate e le tecniche e per sincerarsene inizia a ricreare le opere del passato sotto una luce tutta satirica e personale, frutto di studio e desiderio, inizia la serie dei “Maestri del passato … rivisitati”, per alcuni controversa, molto amata da altri come ad esempio Elio e le Storie Tese che ha inserito alcune opere di questa serie in diversi dischi.

Nel 2017 torna ad Ostiglia con quello che rimane dei suoi gatti di Milano e come si era ripromesso decenni prima con l’intenzione di dedicarsi solamente alla pittura e sperimentare cose nuove, dopo qualche mese viene raggiunto da suo figlio Max, la moglie Yukari e il figlio Haru a cui si aggiungono tempo dopo i gatti Jack Jack e Billy chiamati a rimpinzare le fila di quelli che ci hanno lasciato.

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