Stone Castle Studios

Quella sopra non è una foto d’epoca ma molto più recente, il Ponte Levatoio c’era, si entrava da li e si girava subito a sinistra e lungo il perimetro sinistro c’erano i 2 studi, quello gestito da Cantele (di proprietà di red Canzian) era in fondo a sinistra, quello di Goldberg in centro sempre a sinistra, in basso sul lato sinistro, se non erro, c’era un bellissimo ma incompleto teatro del 1600(?) piccolo ma molto suggestivo.

1977 – La prima brochure “originale” e rarissima del mitico “Stone Castle Studios”, probabilmente non era ancora terminato!
Non so nemmeno come sia finita tra le mie cose ma è in perfette condizioni…

Mi ritengo fortunato… Ho vissuto in un’epoca dove questi posti esistevano ed è stato fantastico poterci lavorare.

Allo Stone Castle ho conosciuto un grande personaggio, fonico e amico, Renato Cantele. I primi lavori riguardavano i Flying Foxes, conosciuti anche come i Volpini Volanti, ero in veste di programmatore di tastiere ma il più delle volte ero nella relax room tra i due studi dato che il gruppo era numeroso e i fratelli Cazzago (meravigliosi e mi mancano tantissimo) erano proni a fare scherzi in continuazione.

Quando andai la primissima volta ero un ragazzino, avevo portato un paio di tastiere per Alan Goldberg che stava facendo Nero a Metà di Pino Daniele, rimasi qualche ora poi mi feci portare a casa dato che non guidavo e quella santa donna di mia madre Alberta, con il suo entusiasmo da guerriera, si faceva l’autostrada in piena notte in tuta da ginnastica e mi portava a casa, lasciando sbigottiti tutti!

Non ricordo se quel periodo aveva il secondo studio funzionante.

Gli studi erano due, probabilmente ne sarebbe saltato fuori un altro ma parecchie zone erano in costruzione ma abbandonate per mancanza di fondi.

Il Castello era tenuto così così, probabilmente i soldi non bastavano mai quindi parecchie zone erano off limits oppure lasciate andare. Al piano di sopra c’erano le stanze e un paio di zone per la manutenzione, poi c’era la sala delle armature (dove gli YES hanno suonato un paio di volte per il loro disco). Era di proprietà di un certo Casetta, un tipo particolare che viveva dentro il castello e ogni tanto lo incontravo ma parlava molto poco, mi ricordo che c’era un gruppo di cani che girava nel fossato che erano piuttosto pericolosi dato che non venivano più accuditi (gli gettavano da mangiare dalla finestra) e giravano voci di fantasmi e segrete che citerò più avanti por altri aneddoti, so che c’era anche un buco nel muro esterno che non poteva essere riparato per problemi legati alle belle arti. Un posto fantastico e nello stesso tempo inquietante.

Durante il periodo Volpini Volanti mi sono capitate diverse avventure, capirai, in un posto così isolato dove alle 5 del pomeriggio il paese andava in coprifuoco manco fosse il castello di Dracula!

Al piano di sopra c’era la camera da letto dei Visconti, proprio la famosa famiglia, tantissimo legno e il letto da principe ma non era per nulla accogliente dato che dietro ad una porta c’era un bel muro di mattoni sinistro, il legno durante le ore notturne si “distendeva” facendo scricchioli per nulla simpatici e per di più i fratelli Cazzago incombevano quando meno te lo aspetti con scherzi da prete.

Renato aveva un assistente, Giamba, un bravo fonico e buono come il pane ma anche lui parlava di segrete e tunnel sotterranei che sbucavano nel capo da Golf per ricconi costruito li vicino, l’idea era andarci a fare un giro con la pila in piena notte ma chissà perché non ne ho mai avuto voglia…

Tornai anni dopo con i Novecento e Tony Carrasco, questa volta nello studio di Alan Goldberg, altro personaggio mitico ma con un difetto, tutti sapevano che la “tirava lunga”, nel senso che una volta entrato in studio per lui era normale uscirci 5 giorni dopo, quindi eravamo tutti terrorizzati! Il primo giorno iniziammo a fare le basi con la Linn alle 11 di sera (il bello che eravamo tutti li dalla mattina), dopo ore a smanettare la cassa della Linn in tutte le maniere (che per inciso è forse l’unico suono che andava sempre bene, più o meno), decise di aprirla…Eh sì, questo era il secondo difetto di Alan, apriva e tendeva a modificare tutto!

Era un genio dell’elettronica, aveva progettato parte dell’automazione del Cadac, ma in giro si vociferava che a volte non tutte le ciambelle gli venivano fuori col buco e il laboratorio era pieno di carcasse di tutto, aperte ma mai finite!

Aprì la Linn e io lo pregai di non fare danni, l’avevo pagata oltre 10 milioni che all’epoca erano soldoni! Tolse una Eprom (quelle di ceramica con la lente in mezzo per cancellarle) e ne mise una che aveva lui che ovviamente non funzionò ed emise un rumore bianco a volume mostruoso e cambiò il metabolismo a tutti all’alba delle 3 del mattino! Decise di rimettere quella originale e nella fretta…ruppe un piedino!

Arg… Lo sapevo. Lo guardai con gli occhi iniettati di sangue anche per il fatto che ormai ero cotto. Con fare tranquillo disse, no problem, prese una lima, limò un pezzo di ceramica della Eprom e con precisione ci saldò un pezzo di filo, ma era una riparazione inaccettabile, decisi di annuire ma qualche giorno dopo mi comperai il Burner della neonata Digidesign (il primo prodotto che fecero) e dublicai la Eprom in una nuova. La povera Dora dovette cantare ad un orario che era assurdo, mi ricordo che tornai alle 7 del mattino e mi fermarono quelli della stradale, quando parlai mi resi conto che la mia voce era due ottave sotto il rutto, quelli si guardarono tra loro e mi lasciarono andare!

Col tempo, Oderso Rubini divenne il nuovo socio di Alan e negli anni 90 mi venne a trovare nel mio studio in Corso Sempione, la Pixel. Il Castello era in smantellamento e io comperai da lui tanti microfoni e outboard, salvandoli dall’oblio…

Un piccolo aneddoto che riguarda Pino Daniele

Ci saranno altre puntate sullo Stone Castle più avanti…

A dire il vero non ero li per lui, ero sicuramente nello studio di fianco ma non coinvolto in prima persona perché avevo solo portato delle tastiere e batterie elettroniche e passavo il tempo nella sala di attesa in mezzo ai due studi dato che era periodo subito prima o dopo Natale e faceva un freddo becco, sarà stato il 1979 o 1980 o a cavallo tra i due.
Alan Goldberg stava registrando con Pino Daniele, Nero a Metà, ogni tanto saltava fuori il tastierista Ernesto Vitolo e tutti e due gli studi tiravano tardissimo e io mi spaccavo i maroni come non mai dato che pure la TV non si vedeva e non prendeva nulla, il paese non offriva nulla ed era in coprifuoco dalle 5 del pomeriggio e se ti dimenticavi le sigarette eri fottuto, tra l’altro dovevi prenderne almeno un pacchetto in più perché tutti te le scroccavano tutti!
Torno dalla missione sigarette e becco nell’area relax, James Senese che nella mia ignoranza scambio clamorosamente per un musicista Americano.
A quel punto comincio a parlicchiare (male) in inglese, con frasi fatte tipo, “MY name is Max, I’m here because of the keyboards”.
E lui mi guarda e non dice nulla, poi gli chiedo “Do you want a cofee?, a tea?”. E lui mi risponde “Eh?”E in napoletano stretto… “Io song e’ Napoli, nun te capisco proprio, ca’ cosa sei?”.
Io non avendo capito un cazzo insisto, “Are you american?” E lui abbastanza alterato “MGuarda ca’ propeto nun te capisco, parla italiano, capito? italiano! “. Ma sei Italiano, replico… E lui “E certo, song e’ Napoli, ppe chi me aie preso? “, la mia replica finale.. “Scusa ti ho scambiato per un altro..”, pessimo tentativo di rimettere le “i” al proprio posto.
L’abito non fa il monaco

(le parole in Napoletano sono quel che mi ricordo ma potrei sbagliare!)

E Pino? E’ uscito e rientrato qualche volta ma non ho scambiato una parola, facevano orari allucinanti!

Una nota
A quell’epoca non avevo la patente quindi mia madre (santa donna) mi portava e veniva a prendere, molto sportivamente ed era diventata un mito tra gli ospiti del Castello perchè a volte portava anche qualcosa da sgranocchiare (quando mi veniva a prendere alle 5 del mattino!) e le sigarette se qualcuno le dimenticava!

 

Un articolo di Rolling Stone dove si parla del fallimento di questo mitico posto…

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