Compressione Audio

Monologo sulla compressione audio alla luce di esperienze decennali e di una discreta esperienza…

Il compressore è uno degli effetti più usati in assoluto nella registrazione audio, “da sempre”, ed è uno dei più entusiasmanti perché rende più vivo il suono, una parte è dovuto alla dinamica che cambia, dall’altra parte entrano in ballo distorsioni non lineari che dipendono da tantissime cose, sta di fatto che il suono ne giova parecchio e il fonico sorride.

Nonostante sia concettualmente una macchina semplice è sicuramente una delle più usate in assoluto e delle più efficaci, responsabile per una buona percentuale del sound di tantissimi dischi!

Cosa fa un compressore?

Ci sono diversi tipi di compressore, in parole povere un compressore audio fa in maniera che il segnale audio si muova liberamente sotto una soglia prefissata, oltre quella soglia il segnale viene “abbassato” utilizzando dei parametri impostabili quasi sempre liberamente, ovvero, attacco del segnale, rilascio e curva di compressione. Questo “giochino” permette di avere un segnale audio più ottimizzato e quindi più volume.

Ci sono almeno 8 tipologie di compressione, per ora parlo solo della “parte generale” o “universale”.

Come è fatto dentro un compressore? Una analisi a blocchi

Mi è capitata una rara conversazione via WhatsApp con due amici di un gruppo DIY molto conosciuto, si parlava di tante cose noiose e ad un certo punto siamo finiti in tema compressione, durante la conversazione ho udito diverse “semplificazioni” e sono stato costretto ad intervenire, rendendomi conto che spesso non basta avere in mente lo schema elettrico ma è necessario capire prima il funzionamento delle cose per poterle riprogettare.

Innanzitutto bisogna puntualizzare una cosa che è fondamentale, la compressione, in versione analogica, non si comporta mai come teorizzato e presenta curve di distorsione non-lineari e a seconda della tipologia circuitale entrano in ballo altre curve non-lineari, come ad esempio la compressione a diodo, optoelettronica o se si utilizzano trasformatori di ingresso e/o uscita.

Innanzitutto ogni compressore ha uno stadio di ingresso, una sorta di Front-End (nella foto è input), che si occupa di “disaccoppiare” le parti successive in modo che non influiscano.

Feed-Forward o Feedback ? Le due grandi categorie dei compressori

 

feedforward

Per la tipologia “Feed-Forward”, il segnale si sdoppia, una parte prosegue verso lo stadio successivo mentre l’altra diventa tramite appositi circuiti il segnale di controllo (spesso una tensione) che pilota la parte che attenua, in questa sezione ci sono quasi tutti i controlli, attacco, rilascio, etc..

feedback

La tipologia “Feedback” il segnale prosegue direttamente e non si sdoppia.

Gain Reduction Element

Si arriva al cuore del compressore (Gain Reduction Element), la parte che comprime, idealmente è come un potenziometro controllato elettricamente, negli anni i vari costruttori hanno provato ad usare di tutto, VCA, Ponte di diodi, FET, Valvole, PWM poi con l’avvento del digitale si sono sbizzarriti in mille modi ma per ora rimaniamo in veste canonica…


(sidechain) Tipologia Feedback

Nella compressione “Feedback”, il circuito che “comprime” viene costantemente aggiornato dal segnale “dopo l’elemento di compressione”, quindi potenzialmente è più lento del Feed-Forward ma dato che gli elettroni si muovono a velocità elevatissime (per non dire a quella della luce ma quasi) questo è solo parzialmente vero. Il vantaggio immediato è che l’elemento che cambia la dinamica può anche non essere troppo lineare (quindi si possono usare diverse tipologie e non solo VCA, questo aumenta la scelta e le possibilità di introdurre armoniche che spesso sono ricercate), per contro, questa tipologia non è indicata per compensare picchi molto veloci e in generale i controlli influenzano in parte questa velocità esecuzione. Un altro fattore che influisce sono gli inevitabili controlli che vengono aggiunti alla sezione di controllo della compressione, attacco, rilascio, che a livello elettronico prevedono circuiti basati su carica e scarica di condensatori che introducono leggeri ritardi ma questo è vero anche per le altre tipologie di compressori.

(sidechain) Tipologia Feed-Forward

La compressione “Feed-Forward” utilizza il segnale audio nella sidechain prima dell’elemento di riduzione del guadagno, in pratica l’ampiezza dello stesso segnale viene convertito in un controllo che serve a modificare la compressione, quasi tutti i compressori moderni usano questo metodo!

Quali sono i vantaggi? Tutti i controlli del compressore sono attivi prima della riduzione quindi non si influenzano tra loro, inoltre, spezzando il segnale di controllo è possibile avere più controlli, ma c’è un lato negativo, l’elemento che cambia la dinamica “deve” essere lineare, cosa semplice con i VCA (Voltage Controlled Amplifier), PWM (Pulse With Modulation), molto meno facile con la compressione a Diodo e praticamente impossibile con FET, Foto accoppiatori o Valvole e ovviamente i VariMu (che sono sempre a valvole).

Output

Anche una cosa banale come l’uscita fa la sua differenza!

Dato che la compressione abbassa per sua natura il livello (anche se è in modalità “espansione”, poi vedremo), la sezione di uscita serve prima di tutto a disaccoppiare il cuore della compressione da influenze esterne e a “compensare” la perdita di volume, questo piccolo particolare rende “figo” il compressore e fa sorridere il fonico perché in strumenti con il volume ballerino (e ce ne sono tantissimi!), comprimendo la parte esuberante avvicina la parte non compressa e avremo una sostanziale equilibratura del volume.

Alcuni costruttori hanno approfittato per aggiungere nuove funzionalità come la “Compressione Parallela” con un semplice controllo che miscela il segnale prima della compressione a quello compresso, “l’AutoGain” che compara il livello di ingresso e quello di uscita e lo allinea in modo che il compressore inserito in uno strumento durante un mix non “sfori” e renda necessario ritoccare le automazioni.

Alcuni costruttori come NEVE prendevano spunto da opere del passato e le rielaboravano, nel suo caso era solito dotare i compressori di trasformatori di Ingresso e Uscita che separavano “galvanicamente” tutto l’apparecchio diminuendo possibili anelli di massa e ronzii, cosa non da poco perché, come abbiamo visto, alla fine serve una amplificazione e bisogna evitare che questi disturbi vengano pompati dalla compressione.

Una spiegazione semplificata ma già noterete diverse parti che possono influenzare il suono, ad esempio, NEVE era famoso per essere molto coinciso con la circuitazione, semplice ed efficace, usava i trasformatori in ingresso e uscita perché la separazione galvanica assicurava tante noie in meno ma questo modus operandi introduceva ulteriore “non-linearità” che non vuol dire assolutamente che suona male, anzi, il suono dei trasformatori fatti bene è molto bello, arrotonda e aggiunge corpo, da un effetto gommoso al suono.

Quale è meglio?

Non esiste risposta,  se così non fosse basterebbe un buon compressore e un buon equalizzatore per ogni problema, a volte è così ma non fateci affidamento!

Come ho detto mille volte e non mi stanco mai di ripetere, spesso sono i difetti a fare la differenza (in positivo), ho visto usare vecchissimi compressori mono costruiti negli anni 60 per il cinema sui master e sorprendermi, li ho riutilizzati altre volte e li ho tolti subito, chi comanda è solo l’esperienza!

Alcune macchine sono state sviluppate per essere il meno invasive possibile, tipicamente quelle da Mastering, reagiscono poco e in maniera trasparente ma il loro apporto è spesso una “panacea mentale” dato che spesso si ottiene un miglioramento irrisorio e per contro potrebbe influire molto più negativamente sul rumore. Anche se lo ritengo non al 100% corretto, alcuni dicono che la compressione “lenta” va bene per strumenti come il basso, quella “veloce” per strumenti con una parte alta preponderante, per la voce serve una via di mezzo.

Breve lista di alcuni compressori analogici e loro caratteristiche
Foto Modello Tecnologia Tipologia
Universal Audio 1176LN FET Feedback
Teletronix LA2A FET Feedback
Rupert Neve Design 5254 Diodi Feedback
NEVE 33609 Diodi Feedback
NEVE 2254R Diodi Feedback
Fairchild 670 (stereo) Valvole Feedback
Manley Vari-Mu Vary-Mu (Valvole) Feedback
LINDELL 254E Diodo Feedback
Elysia MPressor VCA Feed-Forward
DBX 160A VCA Feed-Forward
SSL Bus Compressor VCA Feed-Forward
API 2500+ Misto Feed-Forward+Feedback
Undertone Audio Unfairchild 670M II Valvole Feed-Forward+Feedback
MAAG Audio Magnum K Misto Feed-Forward+Feedback
Great River PWM 501 PWM Feed-Forward+Feedback
Tube Tech CL1B Opto Feedback
Chandler RS 124 Valvola Feedback
Opticom XLA3 Opto Feedback
Retro 176 Opto? Feedback
Airfield Liminator 2 ? ?
Tierra Gravity VCA Bus Compressor VCA Feed-Forward
Chandler Germaium Compressor Transistor Germanio Feedback
Empirical Labs Distressor LM8 Mixed Feed-Forward+Feedback
Shadow Hill Mastering Compressor VCA & Optical Feed-Forward+Feedback
Overstayer model 3722 VCA Feedback

La lista mostra apparecchi che hanno suoni radicalmente diversi, i Feed-Forward sono più moderni, hanno spesso “pirulini” in più e spesso risultano simili come suono, i “Feedback” sono uno diverso dall’altro dato che usano componenti datati e vanno scelti a seconda del gusto anche se personalmente li adoro tutti (tranne Elysia che non mi è mai piaciuto), la terza è a mio parere parecchio sperimentale dato che circuitalmente è quasi inevitabile fare scelte drastiche perché i due metodi sono troppo distanti ma ho provato il Maag e l’ho trovato parecchio divertente e utile.

La vecchia Generazione

I primi compressori a valvole erano minimali, mancava il Ratio (che più avanti vedrete) e la compressione era controllata dal livello di ingresso. Anche i compressori a VCA hanno creato diversi problemi data la non-linearità del VCA stesso e per il fatto che alcuni costruttori avevano “blindato” letteralmente questo componente in resina epossidica per non farselo copiare, anche se le scuse erano le più ovvie come la schermatura elettromagnetica, la DBX, con il suo modello 202.

VCA

Il VCA è la parte attiva del compressore (a VCA ovviamente), quella in cui il segnale viene compresso/espanso, divennero molto popolari perché vennero massicciamente usati nei fader dei Mixer dell’epoca per l’automazione ma diversi costruttori li utilizzavano per semplificare il progetto. Diverse ditte realizzavano VCA, DBX, Neumann, Valley People per dirne alcuni e parecchi modelli incorporano questi moduli.

Benché’ i pareri sono contrari dato che i primi moduli erano affetti da non-linearità e distorsione (e qualche volta un fastidiosissimo rumore termico molto accennato) molti apprezzano il suono che esce da questi moduli e ancora oggi esistono piccoli costruttori che realizzano serie limitate che li utilizzano e vanno a ruba!

Ancora oggi i compressori più costosi, quelli da Mastering, usano VCA, probabilmente per la velocità molto elevata e grazie alle nuove tecnologie è possibile avere molta più linearità di una volta senza incombere in distorsione dispari, fruscio termico, etc.

Sotto, un esempio di moduli VCA della DBX, partendo dal mitico 202a, per passare al 202c (gold) quello usato nel mixer MCI che ha fatto quasi tutti i dischi di Michel Jackson e il nuovo V8 usato nel compressore blu della DBX.

Nuova Generazione

Un costruttore in particolare, Empirical Labs alla metà degli anni 90 realizzò la parte di controllo digitale e divenne molto popolare (anche se riparare questo oggetto è un incubo dato che sono stati cancellati tutti i componenti), questa strada fu seguita da parecchi perché permetteva di aggiungere tanti controlli e soprattutto ridurre i costi. Con il digitale e i DSP sono iniziati pian piano i primi esperimenti, seguiti da apparecchiature sempre più complesse per arrivare ad emulazioni circuitali.

[{scheda mancante – carrellata di plugin  con emulazioni ben fatte di vecchi compressori}]

Cosa dire dei compressori digitali?

La compressione digitale, per essere fedele, deve poter simulare il comportamento non-lineare di tutte le parti del compressore altrimenti rimane “asettica” e non è efficace a livello sonoro!

Il vantaggio del digitale è che non esistono problemi di interfacciamento tra i moduli, tutto è simulato quindi controllabile e si possono usare livelli di compressione molto elevati senza il fastidioso rumore di fondo, inoltre in digitale è possibile costruire dei veri e propri “frankenstein” prendendo simulazioni di un modello, parti simulate di un altro, e facendo un minestrone, anche qui, se la simulazione è fatta bene, possono arrivare risultati eccellenti!

Ho assistito tempo fa ad una diatriba tra un tecnico di mastering che utilizzava il compressore Weiss DS1-Mk3 e ne osannava i pregi al di sopra di qualsiasi altro apparecchio esistente, probabilmente si era convinto dopo essersi reso conto che aveva speso un capitale dato che la settimana dopo aveva comperato un altro modello di un’altra marca ancora più costoso e il Weiss era stato declassato a schifezza.

Ho avuto tale compressore tempo fa in studio per diverse settimane, dopo il diluvio in zona Imola un amico mi ha portato diversi dei suoi apparecchi di pregio che in parte sono stati leggermente bagnati, quindi l’ho viso anche dentro, nulla di speciale anzi, tecnologia “old style” basata su DSP Motorola, ora leggermente aggiornata. L’ho messo in relazione A/B con diversi altri plugin e quasi sempre si è dimostrato “indistinguibile”, classico segno che il progettista ha voluto un compressore trasparente e senza fronzoli, come tantissimi altri in commercio, quindi senza la complicazione delle distorsioni non-lineari, mi spiace dirlo ma è una macchina senza suono, molto simile a tante altre già inserite in mixer o apparecchi digitali che nell’intero complesso costano come una solo manopola del Weiss!

Il ritardo digitale

Un altro problema che non esiste con i compressori analogici è il ritardo dovuto almeno al processo (la conversione AD e DA può in qualche modo essere evitata se usato come plugin), che è inevitabile e c’è sempre, più è precisa la simulazione più il ritardo aumenta.

Nel caso del Weiss è un grosso problema che molto spesso gli studi di Mastering ignorano, soprattutto quando fanno il Mastering M/S dove uno di questi compressori viene usato nella parte M o S ma non in tutte e due e quindi il ramo M o S si ritarda, quando torna a stereo la fase crea problemi che prima non c’erano e vi assicuro che l’ho visto fare con i miei occhi che per l’occasione erano increduli!

I DAW moderni hanno un meccanismo interno per evitare questo fenomeno collaterale, il plugin istruisce il DAW sul ritardo e quest’ultimo compensa leggendo la traccia in anticipo rispetto alle altre (oppure posticipa tutte le altre), il vantaggio è che una volta all’interno di un DAW non servono altre conversioni, si possono utilizzare altri plug e la potenza dei moderni processori dalla 12° generazione in poi di Intel o AMD o gli M1 (e quando gli addormentati di Apple si degneranno a fornire agli sviluppatori le librerie aggiornate, anche gli M2 o M3) permettono di andare 100 o 1000 e più volte (a dir poco) oltre un aggiornato Weiss.

Come sono le simulazioni digitali rispetto all’originale?

Un’altra cosa, non c’è dubbio. In uno studio ad esempio c’erano 10 Urei 1176LN Black Panel, ereditati dalle vecchie reincarnazioni che ha avuto nel tempo, tutti funzionanti, tutti originali, manco uno uguale all’altro! Per fare uno stereo pairing decente ci abbiamo messo 5 giorni e comunque rimanevano differenze notevoli!

Deterioramento condensatori e resistenze, piccole differenze tra le valvole (che ricordo NON SONO TUBI A VUOTO ma dentro c’è un gas e contiene pure una piccola parte di ossigeno, ecco perché si dice che si esauriscono, in realtà si deteriorano), magnetizzazione dei trasformatori (altro problema spesso ignorato) e chissà cos’altro rendono quasi impossibile una certezza e più ci si allontana con l’età peggio è! Recap? NO, cambierebbe il suono, va fatto solo se ci sono problemi…

Cosa metti a confronto con cosa a questo punto?

Tanti anni fa avevo un pedalino MXR bianco che era un compressore, creava un suono di rullante sulla Linn che era magico, ne ho comperato uno uguale anni dopo, completamente diverso…

Personalmente vedo gli apparecchi analogici più come effetti, creatori di suono, da usare quando serve, raramente, ma succede, trovi quella cosa che ti migliora il suono “sempre” e in quel caso non la molli più, i plugin sono più scontati, una volta che li conosci…

Negli ultimi tempi ho visto dei tentativi di simulazione notevoli che oggettivamente tenevano conto della montagna di distorsioni non lineari. Ad esempio, gli Waves LA2A hanno la caratteristica di distorsione sonora dell’originale ma è realizzata con la tecnica della convoluzione, il resto è simulato… Il risultato è che viene parecchio usato per conferire “suono” ma non come compressore!

Anche l’Universal Audio sembra usi lo stesso approccio ed è un sistema comodo, pochissime risorse coinvolte e non serve simulare una montagna di sezioni circuitali!

Per contro, il Pulsar 1178 è stato simulato circuitalmente (quindi consuma più risorse) ma hanno deciso di poter scegliere una delle parti di distorsione non-lineare scegliendola da diverse tipologie, transistor, triodi, etc. e devo dire che non suona niente male, l’ho trovato utile in certi casi!

Questi sono solo due esempi, più ci inoltriamo nel futuro, più sono le possibilità, la storia non finisce certo qui!

Nota: Quando parlo di non-linearità, quasi sempre parlo di distorsione, tranne in un caso, quando parlo del controllo sull’elemento che abbassa/alza la dinamica ovvero VCA, FET, etc., che comunque, se non corretto, introduce ulteriore distorsione!

In generale, la distorsione da Non-Linearità avviene e cresce al variare dell’ampiezza ma non è relegata solo a questo, ci sono distorsioni più complesse come l’intermodulazione magnetica (trasformatori) che comunque sono non-lineari in quanto crescono anche loro con l’ampiezza, ci vorrebbe un altro post solo per elencarle!

I controlli sulla compressione

Ovvero, quali sono i comandi e come influiscono….

Quello sotto è il compressore presente in Ableton Live ma l’ho scelto perché è simile a mille altri.

I parametri più evidenti sono:

  • Ratio
  • Attack
  • Release
  • Threshold
  • Out
  • Knee

Andiamo a priorità

Ratio, Attack, Release e Threshold sono sicuramente “gli essenziali” e lavorano in simbiosi, quando si manipola un compressore sono questi i parametri che si toccano di più. Guardate lo schema in basso:

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Questo è quello che avviene durante la compressione di un segnale, inizia tutto con il Threshold (linea Rossa), più si abbassa la manopola e maggiore sarà l’intervento dell’intero compressore.

Prima di parlare di Attack e Release (Attacco e Rilascio) un discorso a parte va sul Ratio. Guardate la figura sotto (e ricordate che ogni figura si ingrandisce cliccandoci sopra!)

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Ratio è il Rapporto di Compressione, ovvero quanto il compressore può comprimere, si parte da 1:1 (nessuna compressione) e si arriva tranquillamente oltre ai infinito:1 (creando distorsioni totali).

I rapporti tipicamente sopra i 10:1 fanno parte dei Limiter (Limitatori) ed è proprio questa la differenza tra un semplice compressore e un limiter, quest’ultimo “schiaccia” molto di più e il nome è una ottima spiegazione a quello che fa, evita che il segnale “sfori”.

Un comando che è strettamente collegato al Ratio è Knee (in Italiano: Ginocchio), dico subito che serve ad addolcire la linea tra la zona compressa e no in modo che non sia uno spigolo ma l’intervento sia “soft”. Vediamo il diagramma sotto:

knee

Ed ora veniamo ai due controlli lasciati fuori, Attack e Release. L’Attack (o Attacco) se aumentato, fa intervenire il compressore in “ritardo”, ovvero, fa passare una parte del segnale inalterata ed è utile in molti casi anche se il suo intervento si nota solo in alcuni casi e dipende dal materiale sonoro, lo trovo comodo per la voce, per il piano (dove schiacciare l’attacco sarebbe un sacrilegio), col basso, etc.

Il Release per contro regola quello che potremmo chiamare “il pompaggio”, più si abbassa e più il suono viene compresso e in casi estremi si riesce ad eliminare qualsiasi forma di dinamica dal suono, quindi, giocando con il release, sentirete subito che il suono si “amplifica” proprio per questo motivo. Per rendersene conto basta applicare un compressore ad una batteria o un Groove, con un Ratio abbastanza alto si mette l’Attacco a circa ore 9, si regola il Threshold fino a sentire che il compressore agisce (oppure basta guardare il meter di compressione che è sempre presente e indica quanto comprime) e si gioca con il release, abbassandolo noterete l’effetto delle batterie compresse degli anni 60!

Una nota interessante, alcuni compressori hanno un comando chiamato Auto che in pratica è legato all’Attack e Release, è comparso inizialmente su alcuni compressori DBX per rendere meno ostica la curva di apprendimento di questo apparecchio ai neofiti ma ora lo si vede ovunque anche se sono pochi ad utilizzarlo.

Diamo ora un’occhiata alla figura sotto.

compo

In rosso sono indicati gli altri controlli del compressore (sempre di Ableton ma riconducibile ad altri 1000)

Dry/Wet lo avevamo accennato, se tutto verso Wet, il compressore agisce al 100% sull’intero segnale, ma ultimamente è nata la moda della “compressione parallela” e posizionandolo verso metà è possibile miscelare il segnale originale a quello compresso.

NOTA: Nei PlugIn digitali il segnale di ingresso viene ritardato esattamente di quanto il Plug-in ritarda il segnale processato, altrimenti miscelandoli si creano problemi di fase, ricordatevelo quando usate la manopola Dry/Wet!

Visto che abbiamo accennato alla versione in forma di Plug-in c’è un comando che esiste solo in questa forma ed è impossibile in analogico, Look o LookUp, questo comando introduce un ritardo proporzionale che viene compensato dal vostro DAW (se non siete in diretta, altrimenti lo sentite eccome il ritardo) e serve ad “anticipare” il processo e a prepararsi per avere una compressione più precisa, ecco perché non può esistere in versione analogica, almeno fino a quando i viaggi nel tempo siano possibili!

GR significa Gain Reduction ed è onnipresente su qualsiasi compressore, a volte a Led e su quelli vecchi come indicatore a lancetta, si tratta di una “indicazione visiva della compressione in atto” e nulla più, comodo quando hai 10 compressori inseriti e stai ascoltando l’intero mix!

OUT è ovviamente il livello di uscita.

Interessante il tasto Makeup, una volta inserito fa una operazione molto comoda soprattutto sulle voci, alza la parte del segnale non compressa il relazione alla compressione, in parole povere riduce la dinamica globale e alza ovviamente il livello, ecco perché spesso viene associato alle voci, diminuisce lo stress del fonico a toccare il fader continuamente, ricordate solo che riduce notevolmente la dinamica quindi “avvicina” la parte non compressa a quella compressa alzandola di volume, il risultato è che la fonte sonora se è particolarmente “sporca”, parlo ad esempio di una voce con respiri, rumori, interferenze della cuffia, etc. Se intendete utilizzarlo ricordatevi di fare “il bidè” alla fonte sonora, ovvero, pulirla!

Peak e RMS sono due “orpelli”, ovvero, non sapendo che schiaffarci dentro… Sono parametri pressoché’ presenti nei plugin perché il calcolo per il valore RMS in analogico richiede degli appositi circuiti che sono costosi e non così risolutivi. Peak si concentra sui picchi del segnale, RMS esegue la trasformata per estrarre il “Valore Quadratico Medio” o “Root Mean Square”, semplificando (!) vuol dire “la radice della media quadratica”, in gergo, “valore efficace”, in matematica questo:

Una cosa che a mio parere ha senso in elettricità o elettronica per le misure e non su un compressore… Sperimentate se vi capita ma il gioco non vale la candela…

Ultimo comando, Expand, molto importante perché presenti in molti compressori analogici come i Drawmer, trasforma il compressore in un espansore, ovvero ne inverte il processo, tutto quello che dovrebbe comprimere in realtà viene amplificato! Anche se sembra una gran figata, va usato con parsimonia perché non è quasi mai indolore, si sente parecchio! Era diventato popolare negli anni 80/90 sui banchi SSL dato che si usavano i nastri e con i vari passaggi la dinamica andava degradando, per ravvivarla un pochino spesso si usava l’espansore ovviamente su cose ritmiche come batterie, chitarre, percussioni ma anche sequencer, etc. I Brani iconici di Giorgio Moroder hanno spesso l’espansore usato quasi come effetto!

Sidechain

Ed ora l’ultimo comando, antico quasi come il compressore, onnipresente con il suo bel connettore sul retro (che tantissimi fonici non hanno mai cagato e quindi cablato)

Guardate lo schema in basso:

sidec

Il Sidechain è stato inizialmente progettato per fare lavorare “in stereo” due compressori, usando per ogni canale separatamente la parte gialla dello schema sopra, tra le differenze circuitali e tutto il resto il risultato era spesso estremo e i due canali risultavano fortemente sbilanciati, quindi qualcuno ha semplicemente messo un “deviatore” per utilizzare la parte contrassegnata in giallo in comune e funzionava meglio. Il motivo è  semplice, nella musica di quell’epoca c’era una forte componente mono (con i vinili non si scherza, tutto quello sotto i 200 o 300 Hz andava rigorosamente messo in mono) e dato che le frequenze basse sono solitamente quelle che generano più “volume” nei compressori ecco che il “pompaggio” era più gradevole.

Alla fine degli anni 80 la Drawmer iniziò ad inserire nel circuito di controllo anche uno o due filtri, o addirittura un passa basso, un passa alto e un parametrico a banda libera in modo da far intervenire il compressore solo su alcune frequenze!

Da li a poco un’altra idea, ma se triplico o quadruplico il tutto, posso controllare l’intero spettro sonoro separatamente!

Fu così che nacque il nonno del “Compressore Multibanda“, amato e “abusato” e non proprio come quelli nostrani, i primissimi dischi di Prince ne sono un esempio!

Ma torniamo al Sidechain, sperimentare è tutto! Se utilizzo la parte “detector e controllo” (quella in giallo) pilotandola con un’altra pista arbitraria?

La musica di oggi ne è un esempio, moltissimi brani usano “la cassa” come segnale di controllo e il compressore viene inserito sulla base ottenendo un “pompaggio estremo”, de gustibus!

Variazioni ma sempre in tema

Moltissimi apparecchi con altri nomi usano come cuore un “compressore”!

  • Noise Gate: Un compressore estremo che funziona all’inverso, il segnale passa solo al di sopra del Threshold, i controlli sono praticamente identici! Una variazione del Noise Gate e’ il Duck che inverte l’operazione, quindi diventa simile ad un compressore ma estremizzato!
  • De-Esser: Un compressore con un filtro, in parole povere lavora solo su certe frequenze abbassandole, usato anche nel Mastering per abbassare dinamicamente punti con alte troppo violente e soprattutto nel Mastering del vinile (dato che certe frequenze esagerate di volume portano alla distorsione)
  • Compressore Multibanda: Una variazione di quello originale (credo sia una invenzione Drawmer), ora i filtri sono anche sulle sezioni che comprimono e data la complicazione si trovano spesso in forma di Plug-in per poter utilizzare filtri a fase lineare senza dover impazzire con l’analogico. Alcuni Multibanda Stand Alone usati in Mastering sono Digitali ed equiparabili ai Plug In.
  • Equalizzatore Dinamico: Uno degli ultimi ad arrivare sul mercato, una variazione del Compressore Multibanda ma usato per controllare in qualche modo i filtri, per questo motivo si trova quasi solo in forma di Plug-in. La Waves produce una versione unita al compressore multibanda con i controlli semplificati, il Vitamin Sonic Enhancer  o il famosissimo L3-16o il Fab Filter Pro Q3 che è un equalizzatore multibanda dinamico che utilizza al posto della parte che comprime un equalizzatore (e di fatto ha gli stessi controlli del compressore).
  • Feedback Killer: Usati nel mondo dei PA, un filtro tarato sui “larsen” abbassa le frequenze che lo eccitano per evitarli, ovviamente c’è un bel compressore all’interno!
  • Harsh Limiter: Ultimo arrivo, una serie di filtri dinamici controllati da un compressore ciascuno che diminuiscono quello che in realtà sono delle “risonanze” di frequenza, molto amato ed efficace.
  • Transient Designer: Originalmente inventato a livello hardware dalla tedesca SPL è diventato molto popolare e ne esistono di tutte le marche ma specialmente come Plug-in. La sua funzione è legata a groove e batterie, regola l’attacco e la coda del suono percussivo in maniera efficace, un compressore molto “mirato”.
  • Clip Compressor: Molto di moda, comprime gli ultimi rimasugli comprimibili limando i picchi. Di base sempre un compressore, presto su questa pagina.

Sotto una carrellata dei Plug-in citati:

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