David Sylvian non è solo un musicista ma anche sperimentatore, poeta, performer eccezionale che non ha mai seguito le regole dello “show business” e ha sempre fatto di testa sua quello che gli pareva.

Per lui non era certo una novità uscire con un album di canzoni e ballate meravigliose e qualche tempo dopo pubblicare un album di esperimenti con nastri ed elettronica con i maestri sperimentatori del genere.

Da lui ho imparato da lui ad “osare” ma soprattutto mi ha insegnato ad evolvermi usando quello che hanno gli altri da proporre, sembra una frase fatta ma, ad esempio, la collaborazione con Sakamoto, suonando assieme sono cresciuti tutti e due e nei lavori di entrambi si sentono via via le “contaminazioni reciproche”, la forma più elevata di collaborazione che mi viene in mente.

Ho provato per tutta la vita a seguire questa strada, ognuno porta qualcosa all’altro ed è così che la musica è cresciuta, magari non sempre per esperienza diretta ma studiare gli altri è una forma meravigliosa e una opportunità unica di crescere.

I primi passi da musicista li ho fatti sentendo i Japan di cui lui era il leader, mi hanno cambiato la vita, suoni nuovi, ritmi nuovi, sperimentazione ma allo stesso tempo armonia e melodia, posso dire con certezza che mi hanno formato…

September è un brano del 1987, tratto dal bellissimo disco “Secrets of beehive” dello stesso anno, un brano apparentemente semplice ma con pesanti insidie, il piano e la voce sono una cosa sola e devono essere impeccabili ed inoltre è estremamente esposto dato che gli archi, unico altro strumento presente, sono in secondo piano.

Ho sentito diversi rifacimenti di questo brano ma purtroppo, a mio parere, nessuno regge. Troppo difficile, entra in ballo il fattore “magico” che tutti vorrebbero avere, la corretta “interpretazione”, trasmettere quello che si sta dicendo e anche se non capite la lingua il messaggio arriva lo stesso, questa è “la magia”.

Tecnica

Il brano sotto NON E’ l’originale ma un rifacimento “totale” (a parte la voce ovviamente), piano e archi completamente rifatti sulla voce e quest’ultima ricostruita al meglio dato che il brano, anche se registrato in maniera magistrale, ha la sua età.

Il pianoforte è il mio, versione b12, suonato utilizzando ALi Ivory (sempre di casa), gli archi sono una piccola sezione e ho voluto usare quelli “free”.

I plugin non sono tanti, alcuni aggiunti solo per piccole cose.

Il fine di tutto questo?

Il brano e la sessione è uno dei tanti che ho realizzato per l’avvio della mia scuola nel mio studio, ogni singola fase verrà rifatta in studio e chi sarà presente potrà sperimentare le mie tecnologie Ai e sarà in grado di replicare a casa sua e sul suo computer questo risultato.

La teoria è giusta e ci vuole, ma io sono un tipo pratico e amo “trasmettere” le cose per esperienza diretta, molto meno noioso e più appagante e divertente, no?

A fianco, uno “screenshot della sessione”.
Ho usato Cakewalk Sonar ma in realtà il mio strumento “mastro” è da tanto tempo Pro Tools, anche se li conosco e uso un po tutti sia su Mac che PC.

Prediligo l’uso del PC per questioni legate alle performances e le mie richieste sono ben oltre quello che Mac può offrirmi.
In questo caso mi sono forzato ad usare un computer che mi sono costruito appositamente spendendo al massimo 400 euro perchè voglio che chiunque possa raggiungere queste prestazioni su un computer anche non performantissimo!
Sono FINITI i tempi dei grossi studi, oggi anche Lady Gaga (per dirne una) lavora a casa con il suo computer, i tempi sono cambiati e bisogna aggiornarsi e le limitazioni stimolano la creatività e sicuramente l’ingegno.